La stazione di una grande città è il metronomo della vivacità del luogo. Si può incontrare ogni genere di persona con alle spalle una storia da raccontare fatta di sogni, speranze e mille vicissitudini. C'è chi parte per lavoro, chi arriva per le vacanze e chi per coronare una attesa. In una fredda stazione del Nord, ad un orario dove oramai il sole è andato a dormire e la bruma impedisce di scorgere dai finestrini il paesaggio in movimento, si sono dati appuntamento due persone unite inscindibilmente da un filo rosso che lega i loro destini. Inizialmente, relegarono le cose in comune a semplici coincidenze, ma con il passare del tempo diventarono talmente tante che anche loro accettarono l'evidenza. Il fatto che le loro vite non fossero così comuni e simili alle altre, era comprovato dalla atipicità dei loro nomi.
Lui si chiamava Oceano in segno di gratitudine per le acque che lo avevano visto nascere. Oceano era un inguaribile ottimista disilluso dalla vita, ma testardo al punto da non smettere mai di sognare. La sua profondità, alle volte, lo portava a frenare l'istinto, ma aveva imparato ad esaltare i suoi sensi e capire quando la ragione dovesse essere riposta nel cassetto.
Lei, invece, si chiamava Miele, calda e dolce come il nettare degli dei, ma anche forte, ribelle e indipendente come una irraggiungibile musa. Quella sera, i suoi lunghi capelli nocciola sfociavano in riflessi di luce atti ad indicare la direzione allo spaesato Oceano. Il loro incontro programmato, rimandato e quasi fatto saltare dagli eventi alla fine si era coronato. Del resto ciò che il destino aveva scritto per loro non poteva essere mutato.
Un giorno ameno li attendeva, invertito nelle sue fasi perchè fatto prima dal buio e poi dalla luce.
Dopo i saluti, i due si ritrovarono come per magia catapultati in un tram ottocentesco, pavimentato con listelli di legno senza più colore, a causa del continuo calpestio della folla vociante. Tutto era unico e originale, proprio come quel piccolo tram fermo al capolinea in una piazza abbandonata che strideva con le moderne e veloci linee della metro. Proprio in quel momento, però, il destino calava il sipario e lasciava alle ignare anime vagabonde il libero arbitrio. Ora toccava a loro fare le scelte. La notte gelata e tentatrice fu il sipario della loro unione. Dopo una ricca libagione di carne e vino in onore degli dei e dei defunti, Oceano e Miele abbatterono ogni barriera tra di loro. La ragione fu accantonata e la follia le fece seguito. Oceano dissetò le sue labbra bevendo il nettare della sua musa e imprimendola a fuoco sulla pelle. Con lei, raggiunse l'oblio del massimo piacere. Comprese come la realtà potesse superare l'immaginazione e prendersi gioco della sua vita incarnando in una sola donna una fata del lago e una lussuriosa ninfa.
Il tempo trascorse veloce e loro furono di nuovo proiettati nel luogo in cui si erano incontrati. Altri treni sui binari, altre persone alla biglietteria, ma quella mattina li accolse un caldo sole, voluto da eros per spazzare dall'anima di Oceano ogni inquietudine per il temporaneo distacco da Miele. I due si salutarono con la promessa di un nuovo incontro. Questo fu sufficiente a donare ad Oceano forza e gioia nel viaggio di ritorno alle sue lontane terre che lo attendevano illuminate solo dal chiarore della luna.